E se fosse come l’aria? Siamo così abituati, che ce ne accorgiamo solo quando manca. La prossima primavera potrebbe proprio essere quel momento in Gran Bretagna: quando dovesse scattare una Brexit senza alcun accordo con l’Unione Europea, per la popolazione dell’isola potrebbe venire a mancare … l’aria.
Già qualche segnale si intravede, soprattutto nel mondo dela finanza con uffici che si stanno apprestando a lasciare Londra o comunque ad aprire nuovi uffici in Paesi comunitari. Sembra proprio che oggi trovare un locale disponibile nella City londinese sia molto più facile di un anno fa.
Ma ci sono anche altri dati numericamente allarmanti per i britannici: il sistema sanitario nazionale, che garantiva l’assistenza gratuita a tutti (con l’Italia l’unico Paese che potesse vantare questo parametro di civiltà), si ritrova oggi a corto di 11.576 medici e 41.722 infermieri. Anche perché un gran numero di personale straniero, che è vitale per il mantenimento del sistema stava partendo o non viene più reclutato perché è meno attrattivo andare a lavorare ‘fuori dall’Europa’.
Restando in quelli che sono gli argomenti che più spesso trattiamo in queste pagine, i settori industriali britannici dei prodotti di lusso e della moda in generale sarebbero i comparti più minacciati da una eventuale Brexit dall’Europa se non sarà perfezionato alcun con l’Unione Europea: il 43% delle esportazioni britanniche erano destinate ai Paesi della UE e la mancanza di accordo metterebbe a rischio il 39% delle aziende del settore moda sono segnalate come “in pericolo” e il 33% ha già i conti in rosso.
Crescono allora le voci, ultima quella del sindaco di Londra, Sadiq Khan, che chiedono un secondo referendum sulla Brexit contando su di un esito diverso dal primo. Ma dovrebbe crescere anche negli altri Paesi la consapevolezza che quella comune è una casa che, come l’aria, ….