Leggiamo sul web la notizia di una innovazione per i consumatori: “La designer inglese Solveiga Packstaite ha creato un’etichetta gelatinosa in grado di far sapere quando un alimento scade. Al posto della solita data di scadenza che troviamo sulle confezioni, è possibile apporre questa etichetta dalla consistenza gelatinosa che scade insieme al cibo”.
Dal punto di vista tecnico si tratta certamente di una applicazione interessante. La gelatina di cui si parla è una proteina che si altera in tempi ben precisi e quindi si tratterebbe trovare il giusto equilibri tra i vari componenti perché si guasti allo stesso ritmo di quello specifico alimento sul quale l’etichetta è applicata. Magari si potrebbe avere la speranza che l’alterazione avvenga anche in funzione dello stato di conservazione della confezione: un cibo sempre correttamente conservato in una cella refrigerata ha certamente un tempo di conservazione più lungo.
Ma un dubbio ci viene dalla stessa terra patria della ricercatrice: è infatti proprio dalla Gran Bretagna che nei mesi scorsi è stata lanciata una campagna civile per evitare che venga gettato il cibo il giorno stesso della scadenza in quanto spesso questo può essere consumato anche nei giorni successivi. In effetti abbiamo tutti fatto l’esperienza diretta che anche qualche giorno dopo la scadenza in etichetta il cibo non è da buttare.
Anche l’Europa ci sta pensando rivedendo le diciture ‘da consumarsi entro’ oppure ‘preferibilmente entro’. Ma quello che ai consumatori interessa è che le etichette siano chiare, leggibili e sincere. Il nodo è sempre più quello di varare una normativa che sia sempre più esplicita per le etichette e che davvero aiuti i consumatori ad essere consapevoli di tutti gli elementi di conoscenza necessari per un consumo consapevole.