Da una indagine realizzata dall’Istituto di Ricerca Swg su di un campione di 2.000 soggetti, gli italiani non sanno che nel nostro Paese esiste una tradizione centenaria di imprese agricole che producono tabacco: per il 77% degli intervistati non ci sarebbero o sarebbero comunque realtà minori. E per il 64% non ci sarebbero imprese manifatturiere che lo lavorano. Invece il nostro è il primo Paese produttore di tabacco in Europa e il 14° produttore mondiale: il fenomeno del contrabbando di prodotti del tabacco è perciò di estrema rilevanza per l’Italia.

Nei primi mesi del 2015, il fenomeno risulta in forte crescita: +16% nel primo trimestre 2015 contro lo stesso periodo del 2014, con punte del +40% a Napoli. Se questo trend verrà confermato, a fine anno il mercato supererà per la prima volta 1 miliardo di euro, dopo un 2014 che ha registrato comunque un aumento del 20% sull’anno precedente. Tra produzione agricola e prima lavorazione questa ‘concorrenza’ della criminalità organizzata, che usa il contrabbando come un bancomat per finanziare altre attività illecite, provoca al settore una diminuzione di fatturato stimata in circa 215 milioni di euro all’anno. Mentre il danno per lo Stato è quantificato nel 2014 in circa 770 milioni di euro all’anno di mancati introiti fiscali e per il 2015 si attesterà intorno ai 900 milioni di euro.

Il tabacco: una risorsa italiana vittima della contraffazione

«Nel settore del tabacco – spiega il Presidente di Confagricoltura, Mario Guidi – i coltivatori, che all’inizio degli anni Duemila erano oltre 27 mila, oggi sono scesi a meno di 4 mila (-85%). Il progressivo venir meno degli aiuti pubblici al settore, insieme al perdurare della crisi economica e soprattutto all’avanzamento del mercato illecito del contrabbando e della contraffazione, hanno determinato una situazione di arretramento della produzione del tabacco in Italia, il cui mercato cala ogni anno del 6%».

Sempre facendo riferimento ai dati della ricerca realizzata da Swg, risulta che il 53% degli italiani percepiscono la contraffazione e il contrabbando come fenomeni che riguardano più del 30% del totale merci vendute in Italia. Con punte di maggiore frequenza nel settore delle borse e articoli di lusso, per il 97% degli intervistati, e delle sigarette e prodotti del tabacco, per l’86%. Nel confronto con gli altri Paesi, gli italiani ritengono che contraffazione e contrabbando in Spagna e Francia siano allo stesso livello che nel nostro Paese, l’impatto dell’illegalità sarebbe minore negli Usa mentre ancor superiore che da noi lo sarebbe in Cina e Romania.